Metamorfosi

Questo lavoro attraversa le Metamorfosi di Ovidio con la libertà di “tradirle” proprio nell’intento di narrarle. L’amore di Aurora per Titone, la corsa di Fetonte sul carro del Sole, la discesa agli inferi di Orfeo, lo strazio di Atteone… Ciascuna di queste storie è un universo colmo di spunti capaci di raccontare come gli archetipi del mito siano sempre vivi in ogni società e in ogni epoca e di come la metamorfosi sia uno degli elementi vitali ed essenziali del teatro e della vita stessa. Ascoltando le Metamorfosi mai si smette di stupirsi: ogni volta si rinnova il riconoscimento di sé nel racconto del mito, tanto Ovidio ci accoglie nella trama che tesse, e continuamente col racconto ci scuote e ci costringe a guardarci dentro.
Il racconto è dunque una dimora che il narratore e lo spettatore si ritrovano a condividere ed è il luogo in cui l’esperienza del mito si compie proprio nella relazione fra narratore e spettatore. I linguaggi della narrazione e del teatro, qui, si confondono e si fanno strumenti l’uno dell’altro ad attraversare l’indistinto confine che separa il divino e l’umano: la parola si fa carico di evocare le immagini in una visione scenica geometrica e insieme surreale, in cui i piani si sovrappongono, si confondono e si dilatano per tornare a ritrovare le proprie radici nella “figura” in gommapiuma di un vecchio uomo che, legato profondamente alla terra cui appartiene, diventa anima e motore di un racconto che non bisogna fare spegnere mai, come si fa col fuoco.

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